L’ex
Manifattura dei Tabacchi sorge all’interno di un quartiere dai caratteri
tipologici fortemente riconoscibili che dialogano con le architetture
realizzate dai Piani di Intervento
Pubblico dei primi anni del secolo scorso, pertanto il dato progettuale
che ha guidato le scelte formali per la
definizione della geometria.
Un’architettura,
quella della Manifattura, appartenente all’archeologia
industriale e, pertanto, sobria ed essenziale, a meno di due sale la cui
struttura è realizzata da eleganti colonnine in ghisa con capitelli corinzi.
Tali
inserimenti sono ridotti all’essenziale: riguardano principalmente le scale di
emergenza e le Serre in copertura richieste per l’Istituto per la Protezione
sostenibile delle Piante.
Per i manufatti storici esiste un problema di sicurezza sismica, in altre parole
occorre garantire alla struttura una capacità di resistenza confrontabile con
quella richiesta alle nuove costruzioni, sia per la tutela dell’incolumità
pubblica, sia per il mantenimento del bene; l’intervento di recupero non può
certamente rappresentare un compromesso tra conservazione del manufatto
architettonico e tutela dell’incolumità pubblica, ma ne deve costituire la
sintesi ottimale. Partendo da tale concezione filosofica di intervento, nella
presente proposta progettuale si propongono soluzioni di intervento mediante le
quali migliorare il livello di sicurezza dell’edificio nella sua globalità,
attraverso un profondo rispetto della sua storicità.
Si è puntato sul rendere l’edificio termicamente
isolato, perfettamente climatizzato ed areato con recupero del calore che
potrebbe essere a causa della ventilazione meccanica, dotato degli impianti più
all’avanguardia con ridotte emissioni elettromagnetiche (fibre ottiche),
utilizzante fonti rinnovabili quali un impianto fotovoltaico ed un sistema di
cogenerazione a biomassa, dotato di impianti per il recupero dell’acqua piovana
ed il recupero e trattamento delle acque grigie.
Da diversi
anni il comune di Bari sta promuovendo e supportando la mobilità sostenibile,
cercando con la realizzazione di piste ciclabili e di parcheggi di scambio di
ridurre il traffico delle automobili in arrivo in città.
Sicuramente ci
vorrà ancora qualche anno perché l’uso dell’auto si riduca, in Italia la
questione è di tipo culturale e soprattutto legato alla scarsa disponibilità di
copertura e di affidabilità dei mezzi pubblici.
A tal proposito
il progetto ha tenuto conto di una grande fetta di utenza che continuerà ad
usare l’auto, implementando la disponibilità di aree a parcheggio con la
realizzazione dei due parcheggi interrati, che coprono anche la richiesta degli
standard urbanistici necessari.
In sintesi il
progetto mira a rispondere non solo alle esigenze dei futuri utilizzatori
dell’edificio, ma soprattutto a inserire l’intero complesso in un quartiere con
forti problematiche sociali, cercando di portare la popolazione di questa parte
di città a “partecipare” alla vita
dell’edificio vivendone gli spazi pubblici.